Ci sono due libri essenziali da leggere prima di un viaggio in Patagonia: In Patagonia di Bruce Chatwin e Patagonia Express di Luis Sepulveda. Alcuni ve li presenteranno come diari di viaggio ma nelle loro pagine troverete molto di più: la certezza che vivere è un magnifico esercizio.
La Patagonia ha ispirato molti scrittori a parlare di lei. Sarà per gli scenari mozzafiato? Sarà per il tempo che scorre inesorabile senza niente da fare? Ci sono effettivamente tanti libri che parlano di tanti luoghi ma nessun posto al mondo è diventato il protagonista principale di opere splendide come la Patagonia. Se la chiedete a me, la ragione è la seguente: uno scrittore, personaggio effimero e volubile, sognatore e il “senza casa” per eccellenza, si trova perfettamente a suo agio in una terra che non è di nessuno, in quella regione dimenticata dalla burocrazia amministrativa [cit. Patagonia Express, Sepulveda].
Innanzitutto, per parlare di Patagonia nella letteratura, bisogna che vi chiarisca un punto. Quando vi approccerete a leggere In Patagonia di Chatwin o Patagonia Express di Sepulveda, non vi troverete di fronte ad un normale diario di viaggio, non ci sarà un susseguirsi di luoghi e cose da fare (per quello magari prendete la Lonely Planet) e questi due libri non vi serviranno a molto per progettare il vostro tour in Patagonia. Quello di cui parlano questi scrittori sono le “cosas patagonicas”. E che sono, mi chiederete voi? Sono avvenimenti un po’ normali e un po’ strani, troppo strani per sembrare una coincidenza, pur senza sembrare un sortilegio. Credo che ancora non mi sia spiegata vero?
Facciamo un ulteriore passo indietro. Geograficamente la Patagonia è un territorio che pare sterminato. Dalla parte argentina abbiamo migliaia di chilometri di steppa marrone dove solo poche pecore vivono mangiando erba gialla. Nella parte cilena, invece, la Patagonia è una foresta pluviale fredda, un susseguirsi continuo di laghi, lagune, stretti, fiordi, il tutto inesorabilmente sferzato da pioggie gelidi e venti indomabili. Lo sapeva bene Pablo Neruda che nacque in Auracania, la regione più nobile tra quelle cilene, detta anche regione dei laghi, che scrive: “Comincerò con il dire, dei giorni e degli anni della mia infanzia, che la mia unica, indimenticabile compagna fu la pioggia. La grande pioggia australe che cade come una cateratta dal Polo, dai cieli di Capo de Hornos fino alla frontiera. In questa frontiera, o Far West della mia patria, nacqui alla vita, alla terra, alla poesia e alla pioggia.” E se lo dice un premio nobel gli crediamo, no?
Quindi vi immaginate questa terra, arida e brulla da un lato e piena di acqua dall’altro. Ora pensate alla sua gente. Circa cento anni fa, i governi di Cile e Argentina avviarono campagne per popolare questa zona cosi lontana dal mondo. Lo sforzo principale era quello di portare gli Europei a scegliere di vivere proprio li e promisero a chi ci si traferisse migliaia di ettari di terra in cambio del lavoro di qualche anno. Ovviamente solo i disperati e i fuggiaschi risposero a quell’appello, gente che era poco buona a casa loro, si trasformarono in proprietari terrieri e avventurieri in Patagonia. I più famosi inquilini della Ruta 40 furono senza dubbio due gringos protagonisti di alcuni capitoli di entrambi i libri di Chatwin e Sepulveda.
I due gringos a cui mi riferisco dedicarono gran parte della loro vita agli affari di banca che, come è noto, si possono affrontare in due modi: o facendo il banchiere o il rapinatore. I due gringos optarono per la seconda possibilità, perché, in quanto gringos, avevano nelle vene un puritanesimo che li faceva restare fermamente legati a certi principi etici, gli stessi che li obbigavano a dividere in fretta con altri la ricchezza ricavata dalle rapine. […] I genitori avevano dato loro due nomi, Robert Leroy Parker e Harry Longabaugh, ma ne ebbero molti altri: Mister Wilson e Mister Evans. Billy e Jack. Don Pedro e don José. Nelle infinite pianure delle leggende entrarono però come Butch Cassidy e Sundance Kid. [cit. Sepulveda, Patagonia Express]
Butch Cassidy e Sundance Kid furono solo alcuni di coloro che decisero di vivere in Patagonia. Ce ne furono altri sconosciuti ed altri famigerati, ma avevano tutti una cosa in comune: un passato lasciato in patria. Così presero baracche e burattini e si persero in Patagonia, in questa parte del mondo dove non si fanno domande e il passato è semplicemente una faccenda personale. [cit. Sepulveda, Patagonia Express]. La magia patagonica, però, inizia da loro, che arrivarono e mutarono avendo avuto una seconda possibilità nella vita in un posto dove, diciamolo, non potevano far male a nessuno. Poi c’era quel paesaggio terribile ma al contempo ammaliatore che gli permise di trovare una casa e un’identità perchè alla fine chi percorre il deserto scopre in se stesso una calma primitiva (nota anche al più ingenuo dei selvaggi), che è forse la stessa cosa della Pace di Dio [cit. Chatwin, In Patagonia]. Però la pace va troppo spesso a braccetto con la noia. Cosa ci raccontiamo quando non si ha niente da raccontare? Questi libri parlano proprio di questo: le storie non vere ma a cui si vuol credere per passatempo, le cosas patagonicas.
In Patagonia di Chatwin e Patagonia Express di Sepulveda sono due viaggi molto diversi, fatti in tempi diversi e in parti diverse della Patagonia in un mondo dove l’avventura non solo è ancora possibile, ma è la più elementare forma di vita. [cit. Sepulveda, Patagonia Express]. Ma non credetegli! Non sono due diari di viaggio ma due raccolte di bugie. Surreali? Si. Affascinanti? Si. Pieni di consigli su dove andare e cosa vedere? No, per quello potete chiedere a me, trovate i miei contatti qui sul sito. “E questo cielo? E tutte queste stelle? Sono un’altra bugia della Patagonia, Baldo?” “Che importa? In questa terra mentiamo per essere felici. Ma nessuno di noi confonde la bugia con l’inganno.” [cit. Sepulveda, Patagonia Express]
Quindi non fatevi ingannare. La Patagonia è il viaggio più bello che potrete fare in vita vostra e leggere questi due libri vi aprirà ad una prospettiva unica prima di partire per il vostro tour in Cile e Argentina. Don Pancho Coloane mi iniziò ai segreti del mare della fine del mondo, e mentre lo ascoltavo sentivo che tornavo ai fantastici giorni delle mie letture più appassionate. […] Non ero solo. Non sarei stato solo mai più. Coloane mi aveva passato i suoi fantasmi, i suoi personaggi, gli indio e gli emigranti di tutte le latitudini che abitano la Patagonia e la Terra del Fuoco, i suoi marinai e i suoi vagabondi del mare. Adesso sono tutti con me e mi permettono di dire a voce alta che vivere è un magnifico esercizio. [cit. Sepulveda, Patagonia Express]
Buon Viaggio e Buona Lettura!