L’aria Di Cusco, Come Si Respira Nell’altopiano Andino.

Avete sicuramente sentito il detto “non è il caldo, ma l’umidità” a Cusco si traduce diversamente: “non sono le strade ventose, le scalette e i pendii, è l’altitudine”. L’ossigeno è un bene primario ed estremamente prezioso per coloro che decidono di passare del tempo negli altopiani andini. I 3000 mslm danno un nuovo significato al termine “rimanere senza fiato”, qualcosa che chiunque abbia visitato il Perù ripete costantemente.

Per molti versi Cusco, o Cuzco, sembra una città congelata nel tempo: le strade sono di acciottolato e i tetti di argilla, i locali si vestono con coloratissimi abiti tradizionali, vendendo frutta e verdura e proteggono meticolosamente le loro tradizioni e cultura contro l’europeizzazione del continente latinoamericano. Stavo nella Plaza de Arma, guardandomi intorno, cercando la via per un trovare un punto panoramico e decido di seguire l’ennesima ventosa stradina in salita che costeggia le antiche mura inca dove gli spagnoli hanno costruito le loro case bianche e blu. Solitamente la dozzina di scalette e la salitina non mi avrebbero fatto nessun effetto, vengo dall’entroterra toscano e la pianura per noi è esotica come le palme ed i rinoceronti. Ma mi ritrovo in cima con un gran fiatone e devo fare una pausa cercando di riempirmi i polmoni del poco ossigeno che l’aria rarefatta di altura mi permette di immagazzinare.

Una antica tradizione inca, fortunatamente, è venuta in mio aiuto. Nell’angolo della piazzetta c’è una vecchia signora che vende frittelle e sacchetti di foglie di coca. Questa pianta, che è controllata in molti paesi, qui è usata da migliaia di anni a scopi terapeutici e nutrizionali. Gli Inca hanno creato l’impero più grande delle Americhe pur non conoscendo la ruota e abitando in una delle catene montuose più alte al mondo, se le foglie di coca li hanno aiutato a passare alla storia come una leggenda, vanno sicuramente bene per me per raggiungere i vari punti della città. Queste foglioline si possono sia masticare (senza ingoiare) o possono essere usate per fare il tè, le potete trovare ovunque e una bustina vi costerà meno di un euro.

A Cusco un altro problema, costantemente sottovalutato da noi italiani dalla pelle olivastra, è il sole. Ho scoperto, a caro prezzo, che in tutto l’emisfero australe il sole è più forte che da noi e se aggiungete l’altitudine, il mix è micidiale. Mettete la crema solare e indossate un cappello, meglio stare al riparo che ritrovarsi con una scottatura in montagna. Fortunatamente Cusco è una città fornitissima di tutto quello che vi serve a proteggervi dai problemi dell’altopiano. Gli unici servizi commerciali in città sono farmacie, negozi di maglieria (lana di alpaca, baby alpaca o vigogna), bar e ristoranti. Le strade brulicano di rivenditori ambulanti di oggettistica e souvenirs e ci sono giganteschi mercati di artigianato oltre al magnifico mercato coperto di San Pedro, dove si vende frutta, verdura e un piatto caldo nei suoi tanti chioschetti.

Per il resto che dire, Cusco è bellissima. Ho passeggiato per la Plaza de Arma e tutte le stradine circostanti, ho visitato i musei e le rovine. Ho pensato di provare uno dei piatti tipici della zona, il porcellino d’india, ma poi ho rinunciato. Sono ripartita contenta e rilassata, perché in Perù non c’è altro da fare che innamorarsi della cultura, della natura e della sua gente. Siediti, ordina un pisco sour, goditi i tanti ristorantini nei cortili coloniali e sorridi a chi ti sorride per strada.